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Da
Ventotene a Maastricht Come riscrivere le regole
europee Perché
mai bisognerebbe stupirsi che l’Unione europea non funzioni? Quella
vagheggiata a Ventotene, era un’Europa ancora schiacciata dal nazifascismo e
quella realizzata sulla base degli accordi di Maastricht era pur sempre
l’Europa della guerra fredda. E se a Ventotene, almeno nel 1944, avevano
oramai l’intuizione che l’Europa si sarebbe presto liberata dagli anglo
americani, i paesi che iniziarono il percorso della moneta unica non avevano
nemmeno il presentimento che l’Unione sovietica nel giro di pochi anni si
sarebbe dissolta e tanto meno l’idea che la nuova unione monetaria potesse
essere destinata ad attrarre magneticamente tutte le repubbliche fuoriuscite
dal socialismo reale. Poi c’era l’unificazione della Germania che si realizzò
di colpo ed anche questo era un aspetto imprevisto, e pure capace da solo di
modificare l’intero scenario continentale. Per questo tanto gli accordi di
Schengen, quando i fondamenti dell’unità monetaria, possono apparire
completamente inadeguati e privi di senso: appartengono ad un’altra epoca
geografica e politica del nostro continente. Non ci scandalizziamo affatto quando
qualcuno vuole rimetterli in discussione, ci mancherebbe, e non ci mettiamo
nemmeno a dare del “populista” a chi li contesta. Un conto però sono le
opinioni pubbliche, un altro i governi. I governi, liberi di avere l’idea che
preferiscono, loro malgrado, si trovano di fronte accordi sottoscritti. Per
cui abbiamo sempre detto, se si vuole radere al suolo tutta la struttura
europea, ciascuno si assumerà la sua responsabilità, ma nel frattempo i patti
vanno rispettati, valeva per i tempi dei romani, vale anche per i nostri. E’
una semplice questione di credibilità internazionale. Il partito democratico
in cui militava Renzi ha voluto inserire il pareggio di bilancio in
Costituzione, lo stesso voleva Berlusconi e nessuno aveva puntato loro una
pistola alla tempia, tanto che sostennero insieme prima il governo Monti e
poi il governo Letta, per non parlare dell’accordo, poi abortito, del
Nazareno. Il governo italiano ha dunque tutto il diritto di chiedere la
flessibilità che vuole, ma intanto ha il dovere di rispettare le regole
sottoscritte. Più il governo sarà è in grado di rispettare le regole
sottoscritte più sarà forte nel chiedere flessibilità, perché effettivamente,
come dice in un’intervista il ministro del Rio, apparirà che c’è una
preoccupazione generale e non quella mediterranea ed atavica che ci riguarda,
di non essere mai riusciti, una volta che fosse una, di tenere i conti
dell’Italia in ordine. Roma, 4
febbraio 2016 |
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